mercoledì 20 gennaio 2010

Il metaviaggio

Quanta la voglia di trattenere ciò che giorno dopo giorno mi sfugge di mano....non ho visto le ali, non ho capito un accidenti di niente!E qui adesso, a mettere in fila i grani di questo rosario;ogni stazione dolorosa o gloriosa che sia è una fitta ...e da un pò riesco anche a capirne il senso ma non basta ,poichè non corrisponde a ciò che vorrei...e allora ricerco un altro senso ..ma non c'è.Provo grande ammirazione per chi il senso riesce ad oggettivarlo, a prenderlo a, viverlo e a chiuderlo piano piano nel cassetto delle proprie esperienze.Ho intrapreso un lungo viaggio..di questo ne sono consapevole; un viaggio senza ritorno poichè tornando, comunque, non troverei i tasselli del mio benessere psichico e fisico, mancherebbero le mie colonne doriche splendenti ancor di più nel ricordo che mi lacera; non troverei la mia allegria che è andata a farsi fottere da tanto tempo ormai....e anche perchè di essere una donna nuova non mi importa.....Il mio viaggio.... attraverso cose che non mi interessano più,tra scenari uguali e veloci, come quelli che ti sfuggono dal finesrtino di un treno in corsa; non c'è  la voglia di arrivare presto perchè il tempo allargherà ancor di più la distanza tra noi...tra il noi,e questo è troppo doloroso...sono un viaggiatore assente, che analizza le sue stazioni, una ad una,che continuamente si chiede il perchè di quella  fermata tra una stazione e l'altra. Nella borsa ,unica compagna di viaggio,il noi di una lunga vita, il noi di un attimo, il noi di sempre....e adessso io sulle rotaie stanche!

2 commenti:

  1. Da un articolo di M.Zattoni, G.Gillini
    …..LA PAURA…
    …mi riconosce come uno che ha deciso in cuor suo di non essere schiavo della paura. E come è possibile? “ I vostri cuori non si appesantiscano” e cioè: non collocatevi nel vostro presente come definitivo, anche quando tutte le chance paiono a portata di mano. E’ possibile non essere schiavi della paura quando ci concediamo un futuro. Il vero antidoto alla paura che ci collassa, ci risucchia o ci imbottisce di indifferenza forzata non è l’esagerata presunzione, il non aver bisogno di niente, il sentirsi a posto, ma è la speranza in un Dio che viene.
    Concedersi un futuro che non sia “tutto qua” coincide con l’umile certezza che Lui verrà ed io potrò dirgli, alzando il capo: “ Nonostante i miei errori, perfino quando me ne dimenticavo,ho scelto di vivere per te”. Abbiamo tutti negli occhi la tristezza delle persone che si lasciano consumare dalla disperazione: non hanno futuro, cioè “non vivono per”
    La tristezza mascherata ha il cattivo odore della paura: paura che sia “tutto qui” privo della speranza in un Dio che viene.

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  2. molto bello e profondo.Mi lascia in un silenzio meditativo e volto al ....futuro!

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